fuoco
La pazienza messa troppe volte alla prova diventa rabbia.
Publilio Siro

Giuro che non sopporto più mio padre! Anche se è andato in pensione continua ad essere una presenza fissa in azienda e sta sempre lì a controllare me e mia sorella come fossimo cretini. In fondo rimane il capo indiscusso: tutti continuano a chiedere a lui e io mi sento un miserabile!”.

 

Così Giulio* parlava di sé e dei sentimenti contrastanti verso il padre, un energico artigiano che, partendo dal nulla, aveva messo su una florida azienda di cui non voleva perdere il controllo.

Aveva un aspetto mite, le spalle spesso ricurve e lo sguardo basso. Nessuno, di primo acchito, avrebbe colto la rabbia che scorreva negli anfratti profondi della sua personalità. Perché in fondo quel risentimento non l’aveva mai manifestato apertamente ma, come molte persone troppo mansuete, l’aveva espresso in modo mascherato, tecnicamente in modalità passivo-aggressiva.

In fondo nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Questo vale anche per la rabbia.

sparlareInfatti Giulio si vendicava delle prepotenze paterne in modo sottile ed indiretto, soprattutto al lavoro: non rispettava le scadenze, arrivava in ritardo, sparlava continuamente del padre con i dipendenti incoraggiandoli a lamentarsi a loro volta, accettava un incarico e non lo eseguiva adducendo scuse continue.

Questi comportamenti passivo-aggressivi, che hanno in comune la caratteristica di creare fastidi, possono essere frequenti in persone che hanno difficoltà ad esternare la rabbia e a dare limiti all’altro (Young, Klosko, 2004).

Ed è inevitabile che chi tende a sacrificarsi troppo e ad anteporre i bisogni degli altri ai propri provi una profonda rabbia.

Molto spesso chi ha un tema di sacrificio di sé può anche provare paura o colpa rispetto ai propri sentimenti ostili, che vengono costantemente repressi e negati, assumendo appunto forme indirette e insidiose.

E quando si trattiene la rabbia per lungo tempo poi, essa può essere convertita anche contro di sé o può “esplodere” contro l’altro in modo poco opportuno.

Nel tempo ho visto molti sintomi fisici “inspiegabili” in persone che tendevano ad ingoiare troppi rospi:  gastriti, coliti, ulcere, rigidità muscolari, contrazioni, orticarie possono mostrare che quando non indirizziamo la rabbia verso il legittimo bersaglio, essa può rivolgersi anche contro di noi.

In fondo nelle persone depresse si riscontra  spesso una grande rabbia (espressa)  verso se stessi e un rancore (represso) verso gli altri:  è proprio nel momento in cui si inizia gradualmente a rivolgerla verso l’esterno che l’ira verso sé e parallelamente la tristezza diminuiscono.

Budda affermava che trattenere la rabbia è come trattenere un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei tu quello che si scotta.

Ma, mentre l’attacco contro il proprio corpo può essere lento e subdolo, l’esplosione esterna ha le caratteristiche di un fulmine in un limpido cielo estivo.

Così Giulio un giorno mi raccontò nel pieno di una crisi d’ansia:

esplosione


L’altro giorno mi sono stancato: mio padre aveva modificato un mio ordine senza dirmi nulla, rendendomi lo zimbello della fabbrica. Allora non c’ho visto più… mi sono precipitato nel  suo vecchio ufficio e gli ho strappato davanti la bolla d’ordine mentre minacciavo di cacciarlo per sempre.

E’ stato tremendo…Ora mi sento un verme e vorrei sprofondare! Non avrò più una reazione del genere!”

Le esplosioni aggressive delle persone troppo buone possono essere improvvise e impetuose, ma quasi sempre sono seguite da intensi sentimenti di colpa e vergogna che non fanno altro che ripristinare l’antico equilibrio iniziale: l’iroso pentito torna nella sua apparente tranquillità e il ciclo prima o poi si ripete.

Le persone troppo mansuete dunque negano e reprimono la rabbia per paura della reazione aggressiva o dell’abbandono da parte dell’altro. Così facendo di fatto rischiano di corrodere lentamente la relazione con l’altro e con se stessi.

Ma in realtà la rabbia è un’emozione di vitale importanza in ogni rapporto sano in quanto può segnalare la presenza di un eccessivo squilibrio nella relazione con l’altro, permettendoci così di porvi rimedio.

La rabbia quindi è un sentimento che, entro certi limiti, ci permette di difendere i nostri legittimi bisogni (e l’equilibrio della relazione!).

E’ importante nel tempo imparare a gestire l’energia vitale dell’ira incanalandola in una comunicazione sicura e diretta che rispetti l’altro ma anche se stessi.

Imparare a far scoppiare piccole miccette quando serve, per evitare di lanciare poi delle bombe.

Ingoiare troppi rospi infatti può risultare molto ma molto indigesto!

bilancia-1

 Barbara Cicconi, Blog mind.

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