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“Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti laddove sono stati spezzati”
Ernest Hemingway

Un evento improvviso e devastante come il terremoto irrompe nella nostra vita e ci fa sentire impotenti e inermi, minacciando un nostro bisogno fondamentale: il senso di sicurezza.

 

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Entriamo facilmente così in uno stato costante di allarme, ansia e irritazione di base: ogni movimento crea un sobbalzo e fa temere una nuova scossa (alzi la mano chi non ha di frequente l’impressione che la sedia o il tavolo si muovano!!!).

 

Per chi ha paura, tutto fruscia, scriveva Sofocle.

 

E per un po’ si possono avere limiti di concentrazione, attenzione, memoria e capacità di risoluzione dei problemi. In parole povere si è confusi, estraniati, quasi “intontiti” (“Ma ho scritto alla mia amica?”, “Cosa ho fatto questa mattina?”), sintomi che si risolvono totalmente nel naturale processo di autoguarigione.

 

Tutto poi può sembrare irreale (“Impossibile accada proprio a me!”, “Non mi sembra vero!”) e totalmente ingiusto (“Perché sta accadendo proprio a me?!”).

 

Come reagiscono le persone subito dopo un terremoto? E come cambiano le reazioni nel tempo?

 

portrait-1634421_960_720Dal momento della scossa esistono fasi fisiologiche e normali di reazione:

 

1. Impatto emotivo: sensazione di blocco prima di decidere se scappare o rimanere immobili (“Cosa sta succedendo?”, “Cosa devo fare?”).

2. Shock (da uno a tre giorni circa ore dopo la scossa): ci si sente disorientati, confusi, estranei a se stessi e a quello che sta succedendo, come in un sogno.

 

Ad esempio una persona può anche arrivare a vagare in strada senza meta, senza realizzare pienamente quello che sta accadendo intorno.

3. Impatto emotivo: con la consapevolezza dell’accaduto si possono avere reazioni emotive (incubi, flash back, ansia, tristezza, confusione, rabbia) e fisiche (mal di testa, disturbi gastrointestinali, ecc.)

4. Fronteggiamento: si comincia a ritrovare un nuovo equilibrio, cercando di dare significato e senso al dramma.

E’ utile in questa fase chiedersi: “Adesso cosa posso fare?”, piuttosto che domandarsi continuamente: “Cosa sarebbe successo se avessi provveduto prima?”, oppure: “Perché è successo proprio a me?” (domande quest’ultime naturali, ma poco funzionali e soprattutto senza valide risposte!).

 

Si possono osservare poi altre reazioni comuni per alcune settimane dopo lo shock iniziale:

 

  • the-end-times-1565838In testa tornano immagini e suoni ricorrenti del momento dell’impatto (es. i muri che oscillano, i vetri rotti, il boato, gli oggetti della casa che iniziano a muoversi);

 

  • Tendenza a evitare tutto ciò che riguarda il terremoto (“Non ci voglio pensare!”, “Non riesco a parlare con la mia vicina di casa che era presente in quel momento”, “Non voglio ritornare là”);

 

  • Umore triste e/o pensieri negativi (“Non vado bene”, “Il mondo è pericoloso”), paura e rabbia;

 

  • Inspiegabile senso di colpa anche per esser stati più fortunati di altri (“Loro hanno avuto la casa distrutta, io invece…”);

 

  • Difficoltà nel sonno e/o nell’alimentazione, arrivando alla situazione paradossale che si ha un tetto sicuro sopra la testa, ma non si riesce a chiudere occhio.

 

Cosa si può fare per proteggersi emotivamente?

 

  • Accettare le proprie emozioni, senza negarle: tutti possono avere delle reazioni emotive dopo un dramma simile. Osservare i propri sentimenti senza giudicarsi o giudicare le reazioni emotive degli altri, anche se appaiono poco comprensibili

 

  • 28457398951_f86a6f2335Ricordarsi che si è parte di una comunità e di un’organizzazione capace di sostenere anche emotivamente

 

  • Cercare quanto e prima possibile di ristabilire la propria routine quotidiana prevedibile e rassicurante

 

  • Accettare i propri tempi di recupero e, se necessario, parlare con un esperto di traumi per velocizzare il processo di autoguarigione

 

  • Proteggersi dall’eccesso di esposizione alle notizie, limitando l’uso dei media a pochi momenti della giornata (No alla TV di sottofondo accesa tutto il giorno!). Le persone esposte ad un evento come il terremoto hanno la naturale tendenza a ricercare informazioni per dare senso all’accaduto, ma ciò se protratto a lungo risulta inutile e deleterio.

 

Da ultimo, non mi stancherò mai di ricordare le scoperte di E. R. Kandel, premio Nobel per la Medicina e le Neuroscienze nel 2000: il nostro cervello ha più neuroni e connessioni che stelle nel cielo e queste cellule hanno la capacità di cambiare e generarsi per tutta la nostra vita.

 

Questo significa che siamo dotati per natura della capacità di superare (non dimenticare naturalmente!) anche un dramma come il terremoto grazie al fatto che la nostra mente è dotata di un sistema di elaborazione dei ricordi negativi che ha la funzione di digerirli e dare loro un senso.

 

Anche se ognuno ha bisogno del suo tempo per poter cicatrizzare le “ferite dell’anima”.

 

In fondo, ancora una volta la natura ci mostra il suo lato terrificante e distruttivo, ma ci sorprende anche in positivo donandoci la capacità di reagire e andare oltre.

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Barbara Cicconi, Blog mind.

Se le reazioni non migliorassero nel tempo può essere utile rivolgervi a professionisti esperti in materia. A tal fine potete contattare, anche solo per informazioni, l’Associazione per l’EMDR in Italia:

Associazione per l’EMDR in Italia – www.emdr.it

e-mail: segreteria@emdritalia.it

Bibliografia di riferimento

  • Giada Maslovaric, Isabel Fernandez, Miten Veniero Galvagni, Traumi psicologici, ferite dell’anima, Il contributo della terapia con EDMR, Liguori editore, Napoli, 2011

  • Materiale scientifico fornito dall’ Associazione per l’EMDR in Italia


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