Ogni adulto convive con il bambino che è stato
Sigmund Freud
“Vede, ho sempre desiderato segretamente poter volare: immagino di trasformarmi in una farfalla e allontanarmi da tutto e tutti, librarmi leggera nell’aria, senza pesi, senza freni. Puf! Un attimo e non ci sono per nessuno!
Spesso infatti mi sento soffocare, specialmente quando tutti mi chiedono tanto e io non voglio dire di no. Io faccio, faccio ma alla fine dei giochi mi arrabbio per non aver saputo rifiutarmi, per esser stata così debole!”.
Anna* era lì davanti a me e mi stava descrivendo la sensazione opprimente che quasi sempre prova chi è convinto di dover compiacere gli altri. Alla fine lei, per non deludere nessuno, finiva spesso per deludere se stessa e covare segretamente rabbia per chi la prevaricava e una massiccia dose di disprezzo per sé (“Sono una debole”, “Mi faccio trattare male!”, “Non ho spina dorsale!).
Si era rinchiusa in una gabbia e non riusciva a trovarne l’uscita.
Anna era l’unica figlia di una coppia di professionisti da sempre distratti e indaffarati. La madre aveva sognato in cuor suo una figlia “perfetta” e da piccola la criticava ogni volta che cercava di essere se stessa. Era inconcepibile che lei si allontanasse dalla “retta via” tracciata dal materno volere, il cui obiettivo era modellare una figlia a propria immagine e somiglianza:
“Ogni volta che mostravo un po’ di autonomia, mia madre mi accusava di essere egoista e ingrata. Era un continuo lavaggio del cervello!”.
Spesso è dalle migliori intenzioni che si generano i peggiori mostri educativi.
Anna aveva imparato nel tempo a sacrificare se stessa anche nel rapporto con il padre, per gran parte della sua infanzia depresso, taciturno e chiuso nel suo mondo fatto di tv e carte con gli amici.
Universo dal quale lei e la madre erano regolarmente escluse.
“In fondo fin da bambina ho cercato di attirare l’attenzione di mio padre perché mi guardasse. Sono sempre stata avida del suo sguardo, ma, qualsiasi sforzo facessi, lui continuava a rimanere isolato nel suo mondo!”.
In fondo il desiderio nascosto di ogni bambino è quello di esistere nella mente del genitore.
Anna ha così finito per diventare la figlia perfetta desiderata dalla madre: sempre la prima della classe, brava, ubbidiente, sottomessa ad ogni forma di autorità. Da adulta ha sposato un uomo estremamente critico, che vorrebbe sempre sostituirsi a lei nelle scelte e la mette in ridicolo davanti agli altri se mostra qualche falla.
Un feroce inquisitore al suo fianco sempre pronto a fustigarla.
Il risultato è che Anna si sentiva intimamente in trappola e covava una rabbia profonda (verso se stessa e verso chi la sottomette), ma per amore di pace, non si permetteva di esprimerla. In più non sapeva chi era, non aveva chiarezza sui propri desideri e bisogni, perché aveva sempre scelto in base alle influenze esterne.
Quando conobbi Luigi* mai avrei pensato che sotto l’apparenza spavalda si nascondesse un uomo profondamente intimorito dagli altri e per niente libero. L’unico motivo che lo aveva spinto a chiedere aiuto erano state le difficoltà che aveva al lavoro con i superiori e per cui era ormai sull’orlo del licenziamento.
“Non ho mai sopportato i prepotenti e chi vuole mettermi i piedi in testa. Però riconosco che quando mi arrabbio rischio di perdere il controllo ed esagerare…l’anno scorso ho quasi sfondato la porta durante una discussione con il mio capo!”.
Fin da adolescente Luigi combatteva contro chi rappresentava l’autorità: che avesse di fronte un insegnante, il preside o il suo capoufficio, l’uomo mal sopportava qualsiasi cosa percepisse come controllo esterno, sia esso un consiglio, una pressione o un comando.
I ribelli combattono tutta la vita contro le persone importanti che li hanno sottomessi nell’infanzia, continuando a reagire con la rabbia ad un sottostante sentimento di paura e impotenza.
(Young, Klosko, 2004)
In realtà, chi si ribella in modo coatto come Luigi non è minimamente più libero del suo contraltare sottomesso:
“Appena ho finito le superiori me ne sono andato di casa per lavorare all’estero. Sapevo che mio padre non avrebbe mai perdonato la mia scelta di non fare l’università, ma a quel tempo desideravo solo liberarmi dalle sue prepotenze e forse dargli un dispiacere…Non so se era veramente quel che volevo”.
Capita di frequente che le persone insicure come Anna siano attratte da altre ribelli come Luigi (e viceversa): in fondo entrambi convivono con lo stesso tema di sottomissione pur se agito in modo opposto e speculare.
Le antiche emozioni di paura e impotenza nel caso di Anna sono ancora vive e in superficie, mentre in Luigi sono sepolte e combattute dando luogo a comportamenti opposti di rabbia e ribellione.
Per entrambi sarebbe necessario entrare in contatto con il bambino ferito e impotente che è in loro, cercando così di separare il passato dal presente. E’ come se in queste persone ci fosse una parte bambina impaurita che ancora porta in sé le ferite delle critiche, delle aggressioni o delle umiliazioni passate.
E’ quest’eco che bisogna finalmente ascoltare per spezzare ogni catena, meglio se all’interno di un percorso di psicoterapia che aiuti la persona a divenire sempre più consapevole di tali dinamiche.
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