Lo stress è come una spezia. Nella giusta proporzione esalta il sapore di un piatto. Troppo poca produce un blando, noioso pasto; troppa può soffocarlo.
Donald Tubesing

stressLo stress oggi può essere responsabile di molti problemi fisici come pressione alta, insonnia, mal di testa, colesterolo elevato, acidità di stomaco, colite, ecc. (Poli, 2014). Di solito per risolvere questi sintomi si va ad ingolfare la sala d’attesa del medico di base o si fa incetta di un gran numero di “pillole miracolose”: antiacidi, antiipertensivi, farmaci contro il colesterolo, sonniferi, rimedi contro il mal di testa, antidolorifici…

E’ ormai in atto una vera e propria crociata per silenziare tutti i sintomi fisici, come se il corpo fosse un nemico da combattere e da reprimere. Non da ascoltare.

Abbiamo oggi uno strano rapporto con il nostro corpo: o è un oggetto da esibire, rifare, mostrare e tenere sempre giovane o un nemico da combattere e far tacere. Sembra che facciamo proprio fatica invece ad ascoltarne i segni. Il corpo infatti non è altro che la sede primaria in cui si esprimono le emozioni.

I nostri più profondi sentimenti infatti  possono diventare nel tempo, se inascoltati, dei veri e propri fastidi, che noi prontamente sediamo. E’ come se per non leggere il contenuto di una lettera sgradita facessimo fuori il postino! Perché in fondo i sintomi possono a volte  non essere  altro che messaggi inascoltati.

Mi ricordo di Alex, un ragazzo che era solito stare giorni ad arrovellarsi sui pensieri, senza riuscire ad uscire dal labirinto in cui lui stesso si era ficcato. Riportava sempre una grande cefalea a fine giornata, un mal di testa che lo opprimeva come i sensi di colpa che lo stavano martoriando. Preferiva però imbottirsi di antidolorifici piuttosto che mettere in discussione il suo stile di vita!

Come si fa quindi ad affrontare al meglio la quotidianità? Come si può resistere ai mille problemi e imprevisti che possono affollare le nostre giornate?

Le parole d’ordine sono: favorire il flusso. Eh sì, perché le nostre emozioni sono come onde di energia con un inizio, un picco e, se non le ostacoliamo, una fine.  Ogni emozione quindi arriva, ci attraversa e se ne va. E questo vale per qualsiasi emozione, anche purtroppo per quelle positive.

Per sopravvivere alle infinite giornate di stress quindi appare importante imparare a sentire le onde emotive, permettendo all’energia di cui sono costituite di scaricarsi e fluire.

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Lasciar fluire non significa però farsi travolgere dall’emozione. Di solito questo avviene se scambiamo un’onda alta per tsunami. Quando succede questo tendiamo a vedere inutilmente la catastrofe, rischiando così che avvenga veramente ciò che temevano, cioè perdere il controllo di noi e della situazione. Una catastrofe annunciata.

Altre volte invece avviene il contrario: reprimiamo completamente l’emozione perché siamo convinti che ci travolgerà. Così attiviamo il silenziatore. E’ come se preferissimo tener spento l’interruttore centrale della corrente se ci accorgiamo che un filo fa contatto. Rimaniamo al buio per paura che succeda il peggio e ci perdiamo così tutta la vitalità insita nelle emozioni.

Perché le emozioni in sé non sono né buone né cattive entro una certa intensità. Le emozioni ci servono per capire chi siamo e dare un senso alla vita. E chi non le ascolta rischia di avere seri problemi di identità.

Immaginiamo di svegliarci una mattina ed essere privi di emozioni: né gioia, né paura, né tristezza né piacere ci possono più scalfire. Ecco ora andiamo avanti con l’immaginazione e pensiamo come potrebbe procedere questo film. Non capiamo più se il libro che stiamo leggendo ci piace, non ci è più chiaro in quali posti preferiamo trascorrere il tempo libero, non comprendiamo cosa proviamo per il partner. Tutto diviene improvvisamente opaco e uniforme e noi non sappiamo più quali siano le nostre preferenze.

E’ questo che vogliamo diventare silenziando il nostro corpo? Vogliamo essere un cyborg?

Comunemente si pensa che le persone forti siano quelle meno emotive, come se provare un’emozione fosse sinonimo di fragilità.

Io penso che la vera forza sia essere invece consapevoli delle proprie emozioni perché esse costituiscono una bussola per orientarci nel mondo, non un nemico da combattere. Anzi di solito più combattiamo un’emozione, più ci impegniamo a contrastare un pensiero, più questi si rafforzano e penetrano agguerriti nella cinta di mura che abbiamo eretto a difesa.

Noi tutti nasciamo con una grande capacità di esprimere le emozioni con naturalezza e spontaneità. Basta guardare i bambini, che sono capaci di mostrare liberamente i propri sentimenti, senza alcuna censura. Ma spesso questa libertà non dura a lungo.

Di frequente si ergerà accanto ad un bambino un adulto che, impaurito delle proprie emozioni ma inconsapevole di ciò, farà di tutto per iniziare l’opera di repressione emotiva.

Tante le parole che possono inibire la spontaneità di un bambino: “Vergognati di piangere. Sei grande ormai!” o “Non devi essere così contento delle lodi, non sta bene” o “ Smettila di ridere, il sorriso è delle persone sciocche” e così via, in un crescendo che nasconde, dietro le buone intenzioni, una grande paura di entrare in contatto con le proprie emozioni da parte dell’adulto.

E la repressione si riproduce così di generazione in generazione. Ma questa è un’altra storia.

Barbara Cicconi, Blog Mind

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