Il mostro non dorme sotto il letto. Il mostro può dormire accanto a te.
Anonimo
Luciana conobbe Andrea durante il tirocinio per diventare avvocato. Era una giovane donna con in tasca il sogno di brillare come professionista del foro e per questo aveva scelto di formarsi nello studio di uno degli avvocati più in vista della cittadina. Andrea era per lei una speranza di riscatto, la possibilità di ripagare gli sforzi dei suoi genitori e fare il grande salto sociale: da figlia di semplici operai a famoso avvocato.
Andrea aveva quindici anni più di lei e, nonostante fosse si fosse sposato due volte a avesse avuto tre figli dai precedenti matrimoni, la cosa non sembrava importare molto a Luciana. Rimase presto folgorata dal temperamento temerario e dalla “forza vitale” del maturo principale.
Si era innamorata della sua energia e della capacità di “mordere la vita”, come lei stessa mi raccontò anni dopo, sofferente per un amore che l’aveva distrutta, ma finalmente libera dalle grinfie di quell’uomo. Luciana venne da me con il tipico strascico di chi ha vissuto una relazione con un criminale: “Io ho chiuso con l’amore. Non riesco più a fidarmi di nessuno. Il mio destino è di rimanere sola”.
Anni di sofferenza erano trascorsi tra l’inizio folgorante e il tragico epilogo di questa storia, conclusasi quando Andrea, a furia di volare di fiore in fiore, aveva trovato una sostituta, lasciando Luciana per un’altra donna.
Purtroppo la donna dopo aver conosciuto quell’uomo non aveva concluso il tirocinio per diventare avvocato, ma nel giro di poco tempo aveva stravolto la sua vita. Era rimasta incinta e aveva cosi deciso di andare a vivere con lui, che non tardò molto a rivelare tratti antisociali di personalità.
La sua “brama di vivere” entrò subito in contrasto con il disinteresse che mostrava per il bimbo in arrivo: non andava con lei a fare le visite, non le chiedeva mai come stesse e sembrava irritato quando Luciana aveva le nausee.
Dopo la nascita della bambina le cose peggiorarono: Andrea divenne ancora più distante di prima fino a essere violento. Un giorno dopo un banale litigio arrivò perfino a romperle un braccio con un tavolino. La violenza era iniziata con le critiche per poi arrivare ai calci e ai pugni. Un’escalation che sembrava non avere fine.
Oltre a questo panorama fosco e logorante, Luciana scoprì che l’uomo era implicato in loschi affari di scommesse e giochi d’azzardo che spiegavano le strane telefonate intimidatorie che riceveva.
Varie volte Luciana, al colmo dell’esasperazione, aveva deciso di andarsene da quell’inferno, ma Andrea era sempre riuscito a farla desistere con i pianti e le richieste di perdono o, più spesso, le minacce di ritorsioni contro di lei e la figlia. Era sprofondata in un incubo e l’unica cosa che la faceva andare avanti era la speranza che lui prima o poi sarebbe cambiato. Niente di più sbagliato.
Sperare che un uomo così si trasformi spinto dalla forza dell’amore è probabile quanto vincere all’enalotto quattro volte di seguito. Praticamente impossibile. Luciana si salvò da questo incubo solo perché lui riuscì a trovare un’altra vittima. Ma questa storia poteva anche finire sulle pagine di cronaca nera.
L’amore con un antisociale è una forma di non-amore, non importa a quale categoria appartenga il criminale: truffatori professionisti, amanti del pericolo, millantatori, tutti questi uomini, a volte inseriti nella comunità come persone per bene, costituiscono una minaccia serissima, a prescindere da quanto amore giurino.
Tutti hanno in sé il seme della distruzione poiché vedono gli altri come oggetti da usare a proprio piacimento. E spesso le loro compagne, mentre tentano in ogni modo di trasformare il mostro in principe azzurro, continuano in realtà a dormire con un rettile velenoso, pronto a morderle al primo passo falso.
Spesso le donne si illudono che con il matrimonio e l’arrivo di un figlio il predatore diventi un uomo comprensivo e amorevole. Niente di più sbagliato perché, non solo questi “idioti morali” non cambiano quando diventano padri, ma di solito peggiorano quando hanno maggiori responsabilità.
Gli antisociali si sentono onnipotenti e non hanno alcuna capacità di empatia né di riconoscimento dei diritti altrui. L’antisocialità è un territorio al di là del narcisismo: la grandiosità del narcisista è divenuta delirio di onnipotenza e la scarsa empatia si è trasformata in sadismo.
L’essenza dell’amore criminale è la reificazione del partner (ovvero considerare una persona come un oggetto): si sta con qualcuno in quanto soddisfa dei bisogni. Affetto zero, solo mero sfruttamento. L’amore maligno non conosce né compassione né senso di responsabilità per l’altro.
Ricordo un adolescente che aveva l’abitudine di sparare ai gatti e di stare ad osservare ciò che succedeva. Spesso nelle storie criminali ci sono queste prime iniziazioni ad una vita di attività nefande e illegali.
Quando chiesi a quel ragazzo le ragioni delle sue terribili azioni lui mi disse che era iniziato tutto per curiosità. Poi la cosa era diventata sempre più esaltante: “Io mi sentivo veramente potente quando uccidevo quegli animali. Ero veramente forte.”
Naturalmente solo in casi estremi si incontra un tale livello di sadismo e di piacere nell’infliggere sofferenza. Il partner può non fare la tragica fine del gatto, ma è quasi sempre maltrattato crudelmente sia dal punto di vista fisico che psicologico.
L’unica soluzione che rimane è quella di chiedere aiuto per fuggire, divincolandosi dalla tela del ragno, prima di diventarne il lauto pasto. Questo l’unico modo di risolvere l’amore criminale.
Barbara Cicconi, Blog Mind.
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