Esaminava quel volto, cercando di non leggere quello che vi era scritto così chiaramente, e contro la sua volontà vi leggeva quello che non voleva sapere.
Tolstoj

lenteGiorgia era una donna di quarant’anni, sposata e con un bambino piccolo. Faceva l’insegnante, dividendosi tra casa e  scuola. Suo marito, Filippo, era un uomo sulla cinquantina che passava gran parte del suo tempo a sorvegliare la moglie.  

Giorgia infatti era sottoposta a un numero infinito di controlli e ispezioni: Filippo ascoltava di nascosto le telefonate, esaminava gli scontrini della spesa, la pedinava nelle uscite, capitava “per caso” nei posti dove lei si trovava, controllava spesso il computer e il cellulare, cercando sempre prove di tradimento. Quel matrimonio era diventato un incubo.

A volte, quando ritornava tardi dal lavoro, lui l’ aspettava con un’espressione truce e la sottoponeva a una delle “prove” più umilianti: lei era costretta a raccontare più volte quello che aveva fatto durante la giornata e, se lui notava incongruenze, doveva spogliarsi e fargli esaminare i vestiti, in cerca di qualche traccia maschile che potesse tradirla.

Ma Filippo non era sempre così. Quando non era diffidente, di tanto in tanto, si mostrava tenero e affettuoso, facendo sperare la moglie in un magico cambiamento.

Giorgia mi aveva chiesto aiuto per un disturbo di panico e una lieve forma di depressione. trappolaSi sentiva infatti in  trappola: non riusciva a porre fine al matrimonio perché amava ancora Filippo, ma lo temeva anche al punto da aver paura perfino di chiedergli di iniziare una terapia. Si era ormai chiusa in una prigione e suo marito ne aveva le chiavi.

Se come Giorgia si ha la sventura di stare con un paranoico, si starà sempre sulla lista nera dei potenziali nemici: si è colpevoli finché non si dà dimostrazione del contrario. Perché il paranoico pensa sempre che gli altri siano malevoli ed è convinto che, se abbassa la guardia, sarà umiliato, ferito o ingannato. Pensa che gli altri, parenti e amici compresi, nascondano sempre un secondo fine. Essere sospettoso quindi diventa la strategia di sopravvivenza viperedi chi pensa che il genere umano sia un covo di vipere velenose.

L’amore diffidente sospetta sempre l’altro e lo obbliga continuamente a fornire prove di innocenza. Prove che però non saranno mai sufficienti a placare la sete di controllo del sospettoso compagno, al contrario di quanto pensano le partner. Il paranoico infatti, per quanti elementi a discolpa si potrà trovare, non sarà mai soddisfatto. La paranoia non si scalfisce mai di fronte alla realtà. Anzi, se non avrà smascherato la partner, il paranoico penserà solo che non ha ancora cercato abbastanza bene o che la partner è stata molto brava nell’arte dell’inganno.

Certo possiamo dire che un po’ di “sana diffidenza” sia fisiologica in certe situazioni: di fronte ad un venditore troppo insistente o quando si è in un quartiere pericoloso è umano provare un certo sospetto e sarebbe un’ingenuità affidarsi solo alla sorte. La diffidenza non è sempre negativa quindi. Su questo siamo d’accordo.  

Il problema è che nel paranoico la diffidenza diviene stile di vita nella convinzione che: “Se ti amo, tu prima o poi mi fregherai” e “Se non sto in guardia, ti approfitterai di me”.

C’è qualcosa di più triste del pensare di amare il proprio nemico?

Un vero e proprio paradosso che costringe il paranoico ad amare sulla difensiva, rimanendo sempre in retroguardia. Amare in stato di guerra più che amore è pianificazione militare!

Io in amore non abbasso mai completamente le difese ! Anzi faccio il possibile per non cadere nella trappola. Se mi innamoro divento una pappamolla e l’altro si approfitta di me”. Così mi disse una donna con evidenti caratteristiche paranoiche, dopo essersi lamentata di non riuscire a mantenere una relazione per più di qualche mese.

Un giorno un ragazzo mi spiegò la ragione del suo poco darsi nella relazione con la sua fidanzata: “Io la amo, ma voglio darle il mio affetto in piccole dosi. Così la tengo sotto controllo e lei non si approfitta di me!”.

Spesso un paranoico passa la maggior parte del tempo a cercare di capire quello che l’altro pensa, a frugare nelle intenzione del partner. E capita spesso che i paranoici siano sollevati nel veder confermati i loro nefandi sospetti. “Almeno non ho più bisogno di controllarla, il sospetto mi stava logorando”. Queste le parole di un uomo dopo aver scoperto il tradimento della moglie. Era stato sconfitto, ma preferiva la triste certezza al rovello dell’incertezza.

Queste sono le conseguenze della gelosia patologica. Reali o immaginarie, fondate o deliranti, tutte le forme estreme di gelosia nel tempo corrodono ogni rapporto e finiscono per logorare anche l’amore più incrollabile. Questi i danni dell’amore diffidente.

Barbara Cicconi, Blog Mind

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