Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.
Cesare Pavese

lonely-3-1436297A volte sento improvvisamente come un gelo dentro. Una sensazione di vuoto, come fossi solo nell’universo e quella donna accanto a me la sento come un’estranea o una nemica da combattere, non come la mia fidanzata”.

Così mi disse Marco, un paziente con disturbo narcisistico di personalità, spinto in terapia dalla fidanzata che aveva minacciato di abbandonarlo dopo la scoperta dell’ennesimo tradimento.

Ma chi sono veramente  le persone affette da Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP)?

Sono solo (mi si passi il termine) degli stronzi?

L’ultima edizione del DSM, la Bibbia degli psicologi e psichiatri di tutto il mondo, ha apportato delle modifiche rispetto alla versione precedente, cercando di cogliere maggiormente la complessità di queste personalità, a volte descritte come mostri a volte come encantador nella vulgata pubblica.

I criteri diagnostici per fare diagnosi di disturbo Narcisistico di Personalità secondo la quinta edizione del manuale ruotano sempre, come nella quarta, attorno al concetto di grandiosità.

Il DSM V però compie anche un passo avanti rispetto alla precedente edizione mettendo in luce per la prima volta le contraddizioni vissute dal narcisista: l’enorme vulnerabilità dietro la facciata grandiosa, la solitudine profonda dietro l’auto-esaltazione.


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Un elemento diagnostico ulteriore è l’abuso di sostanze (es. tabacco, alcol, cocaina), che rappresenta un tentativo disfunzionale di curare l’inquietudine, l’irrequietezza e il mal di vivere costanti, tipici di questa patologia.

La pratica clinica e il lavoro sul campo mi spingono ad essere d’accordo con la critica al semplicismo mossa al DSM dal professor Jeffrey Young, ideatore dell’approccio innovativo della Schema Therapy.                                                      

Il DSM e l’opinione comune infatti si focalizzano quasi esclusivamente sui comportamenti esteriori e di compensazione adottati da questi pazienti, cioè sulla parte auto-esaltatrice, quella più visibile e quasi sempre attiva in loro. La terribile maschera di default per intenderci.

Puntare l’accento su questa parte della personalità non permette per me di cogliere appieno la profonda sofferenza interiore che caratterizza queste persone e induce inoltre molti clinici a sviluppare un atteggiamento di forte chiusura o addirittura di rifiuto verso i pazienti con questo disturbo.

C’è quindi di più dietro la maschera presuntuosa che atterrisce qualcuno  o affascina qualcun altro.

Esiste infatti un nucleo profondo e inconsapevole di solitudine e inadeguatezza: un bambino (che si è sentito) solo, umiliato, profondamente sbagliato,  non amabile,  con cui il narcisista non vuole venire assolutamente in contatto


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bambino solo è una parte vulnerabile profonda e quasi del tutto inconsapevole che, quando si attiva, fa sprofondare il narcisista in una solitudine abissale da cui queste persone sentono continuamente di doversi difendere.

Questa parte antica della personalità deriva frequentemente dall’aver ricevuto nell’infanzia amore condizionato, cioè dall’essere vissuti in una famiglia in cui si otteneva attenzione solo si si era bambini speciali e si veniva apprezzati solamente se si era fonte d’orgoglio per i genitori.

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Quasi sempre poi il narcisista in erba è stato profondamente criticato e umiliato, soprattutto dal padre, una figura forte e spesso ingombrante. Il narcisista, per sopravvivere al poco vero amore e alla costante umiliazione, ha imparato a giocare al contrattacco, diventando così lui quello che ama poco e umilia l’altro.

Ha imparato anche a nascondere il bambino solo e inadeguato che sentiva di essere.

Il narcisista infatti allontana continuamente questa parte che lui vede imperfetta e che, quando si attiva, gli arreca enorme sofferenza. E allontanando questa parte, spingendola negli abissi dell’inconsapevolezza, allontana anche il partner, producendo un grande dolore.

Vittima (di se stesso) e al tempo stesso capace di infliggere enormi sofferenze, il narcisista è quindi prima di tutto una persona che nega in continuazione i propri sentimenti, perdendo a poco a poco il senso di sé e il contatto con il corpo.

Comprendere il narcisista non significa però che entrare in relazione con loro non sia spesso una manovra autodistruttiva da cui se è possibile è meglio astenersi. E non significa avvallare il bisogno  frequente  nelle partner di cambiare e salvare il proprio inquieto compagno. Le partner infatti spesso percepiscono in modo inconscio la fragilità del narcisista e si danno il compito di guarire la sua ferita.

Niente di più sbagliato. La partner deve accettare di non poterlo salvare. E’ un senso doloroso di impotenza, ma indispensabile da sostenere per il bene di se stesse e anche di lui. E’ lui che dovrà chiedere aiuto specialistico, se e quando un problema di vita (es. perdita del lavoro, abbandono del partner) lo porterà a sentire il dolore dell’antica ferita. Ma questa è un’altra storia.

 

Barbara Cicconi, Blog Mind.

 

NOTA: Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) è il  manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Costituisce uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella pratica clinica che nell’ambito della ricerca. E’ ora arrivato  alla 5ª edizione.

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