Avevamo un sacco di cose in comune. Io lo amavo e lui amava se stesso.
Shelley Winters
“E’ molto banale quello che lei sta dicendo. Perfino io, che non sono un terapeuta, avrei saputo descrivere meglio i bisogni dei bambini. E non sono quelli che lei dice. Non hanno bisogno di affetto e amore, ma devono imparare a farcela da soli”.
Io mi raggelai a quelle parole. Colpita e affondata. Stavo parlando di fronte a circa cento persone in un convegno per genitori ed ero incappata in lui, un uomo alto e snello, vestito in modo elegante e con uno sguardo vitreo e vuoto che sembrava guardarmi attraverso.
“E’ un narcisista ferito” pensai io dopo qualche infinito istante di panico. “Si sta difendendo, Barbara, non ce l’ha con te. Non attaccarlo”.
Questa è la probabile reazione di un narcisista quando si attiva la parte quasi sempre presente in lui quando si trova a contatto con le altre persone (soprattutto con qualcuno che possa farlo sentire inferiore): la maschera dell’auto-esaltatore, che è quella prevalente e per cui il narcisismo è conosciuto (Young, 2003).
Quando invece il narcisista è solo e non può ricevere ammirazione né attacchi, è un’altra parte della personalità ad attivarsi: il Consolatore Distaccato, cioè un altro mode di difesa rispetto al dolore associato al Bambino solo.
Quando è solo infatti il narcisista cercherà di bloccare le proprie intime emozioni di solitudine e inadeguatezza attraverso le dipendenze (es. consumo di alcol, cocaina, gioco d’azzardo, sport estremi, pornografia, televisione, internet).
Quando è attivo l’Auto-esaltatore, il narcisista invece si comporta in modo presuntuoso, prepotente e sfidante. E’ come se di fronte agli altri si sentisse costretto ad indossare la maschera del presuntuoso, nell’idea che se mostrasse se stesso (ossia la parte fragile e bisognosa) riceverebbe solo umiliazioni e rifiuti. Il narcisista è quindi un triste guerriero solitario che combatte un’eterna lotta con se stesso, affinché non emergano le proprie fragilità, e con gli altri, visti come ostili nemici pronti ad umiliare.
Quando è attivo l’Auto-esaltatore (quasi sempre), il narcisista diventa pretenzioso ed esigente, soprattutto con la partner, a cui chiede tanto dando poco, convinto sempre di non ricevere abbastanza.
Quando indossa questa maschera, il narcisista si comporta come una persona del tutto insensibile, è privo di empatia, ha la sensazione di essere “speciale”, cerca di manipolare gli altri per soddisfare i propri desideri. Deve sentirsi il migliore per non sentirsi uno schifo.
Il narcisista quindi si nasconde in continuazione o dietro una maschera da spavaldo o dietro una sostanza o un’attività eccitante. Tutto pur di non sentire la tristezza e la vergogna di quella parte bambina conficcata nel profondo della sua anima. Questi comportamenti sono quindi sempre compensatori di un sottostante senso di inadeguatezza perché dentro di sé, nel proprio inconscio, si sentirà sempre un uomo solo, inferiore e umiliato.
E’ questa la parte più manifesta della sua complessa personalità, la punta emersa dell’iceberg che viene descritta spesso anche nei manuali di psicologia e psichiatria. Perché in fondo anche con i terapeuti i narcisisti sono sempre sulla difensiva e, non fidandosi, mostrano la maschera del presuntuoso, scatenando le ire di molti clinici.
I narcisisti infatti in terapia, le rare volte in cui ci arrivano, sono maestri nell’intuire le debolezze del terapeuta che affronta l’ardua missione di aiutarli. Sanno premere i bottoni giusti perché hanno il disperato bisogno di controllare la relazione terapeutica. E se un terapeuta ha uno schema di fallimento, gli rimanderanno prima o poi l’idea che è inadeguato e incapace. Se invece il clinico ha uno schema inconsapevole di deprivazione emotiva il narcisista farà in modo di farlo sentire inutile e trasparente, affondando la lama laddove l’armatura presenta una falla.
Per questo i terapeuti che vogliono occuparsi di narcisismo devono essere perfettamente consapevoli delle parti scoperte delle proprie armature. Sennò sono spacciati: prima o poi reagiranno con l’attacco o la fuga (cioè mettere fine alla terapia) al duello in cui il narcisista li inviterà.
Grande errore partecipare al torneo. Inutile per il terapeuta e per il difficile paziente. Appare invece più costruttivo essere trasparenti e comunicare il proprio stato d’animo di fronte alle critiche ricevute, ponendo comunque dei paletti all’avanzata dell’ impunito Auto-esaltatore.
Barbara Cicconi, Blog Mind.
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