Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare
Albert Camus

shadow-1314482La prima volta che lo vidi, due caratteristiche mi colpirono di Luigi, un collega terapeuta di un’altra città: la sua bellezza e la sua freddezza. Appariva distante, una distanza  che non sarebbe stata facile da superare nel corso del seminario a cui entrambi partecipavamo e in cui dovevamo in qualche modo collaborare.

Fin dall’adolescenza Luigi aveva avuto una serie di relazioni sentimentali, nessuna durata più di qualche mese. Il copione era sempre uguale: ogni volta che iniziava una relazione provava una grande euforia perché era convinto di aver finalmente trovato la donna che stava cercando da tempo. Ma, nonostante la forte attrazione che sentiva inizialmente, la relazione finiva sempre per deluderlo.

Ora è accaduto di nuovo con Eleonora. Ero certo che questa volta sarebbe stato diverso. Era tutto così perfetto all’inizio. Mi sembrava di aver trovato finalmente la mia regina. E invece dopo un po’ ho cominciato ad annoiarmi e a sentirmi insoddisfatto. Eleonora ha iniziato a indispormi. Tutto quello che faceva mi dava ai nervi. E soprattutto non la trovavo più così tanto eccitante. Lei non mi bastava più. Avevo bisogno di qualcosa di diverso”.

Questo è uno stato d’animo caratteristico del narcisista: quel senso di insoddisfazione cronica che lo rende simile a un catino bucato che, per quanta acqua si possa versare, non sarà mai pieno. La partner di solito, nell’illusione di farlo sentire felice e amato, riempie, riempie senza sosta perché lui incessantemente chiede e pretende oltre misura. Purtroppo lei non sa che, per quanti sforzi potrà compiere, in quel secchio c’è un buco, nessuno lo vede, ma è presente una falla catinoh2osul fondo. L’intera acqua dell’oceano non potrebbe riempire un vuoto così abissale.

Luigi aveva descritto bene quel senso di solitudine profonda che aveva sempre provato e che lo portava ad essere un accumulatore seriale di relazioni. Senza mai essere sazio.  

E’ la sensazione, triste, opprimente e profondamente inconsapevole, di sapere di essere destinati ad essere soli. Come se ci fosse dentro di sé un bambino perennemente affamato d’amore che diventa un adulto insaziabile e prepotente nei confronti  del partner.

Quasi sempre è un bisogno affettivo insoddisfatto nell’infanzia a determinare lo sviluppo di questo schema di deprivazione emotiva (Young, 2013).

Un senso di mancanza d’affetto che però viene combattuto e ipercompensato diventando pretesa eccessiva di attenzione e amore da parte del partner o degli amici più intimi. I narcisisti cercano in continuazione di compensare i sentimenti di deprivazione emotiva diventando esigenti e assumendo un atteggiamento ostile.

E le loro partner cercano con tutti i mezzi di non deluderli: diventano materne, seduttrici, manipolative, arrivando anche spesso a perdere la loro dignità pur di accontentarli. Ma invano.

Inutile perché loro, i narcisisti, si sentiranno eternamente delusi dalle loro compagne. Sentiranno sempre che le loro aspettative sono state tradite.

E quante regine sono diventate improvvisamente orribili sguattere ai loro occhi!

Il problema è che  il narcisista non è minimamente consapevole del suo bisogno insaziabile, perciò reagirà con la rabbia o l’allontanamento di fronte ad una partner per lui delusiva. Ciò crea una grande sofferenza nelle loro compagne che continuano per molto tempo a rimuginare sul perché della feroce critica o della sparizione improvvisa.

drought-711651_960_720

Il narcisista non riesce a vedere quel buco in mezzo al petto, non può per natura essere consapevole dell’impossibilità di riempire un catino rotto. Lui riesce solo a vedere che la compagna non gli dà ciò di cui ha bisogno, ma, poiché non vede la falla da cui fuoriesce l’acqua, non gli rimane che dare la colpa a lei, che non è capace di dargli abbastanza.

Queste le parole dell’attore, regista e sceneggiatore americano Zach Braff: “Io sono narcisistico, pessimistico, sono ossessivo insicuro… e ho una tale paura dell’intimità che ogni mia relazione è un continuo auto sabotaggio che inevitabilmente sfocia in un vuoto di aspettative tradite e disperazione.”

Carlo, un mio paziente narcisista, esigeva da me sempre un trattamento speciale: dovevo cambiare gli orari delle sedute a suo piacimento, dedicargli sempre del tempo in più, rispondere subito alle sue telefonate. Era incontentabile. Ma dietro a queste continue pretese vi era però uno schema di deprivazione emotiva: solo se io andavo incontro alle sue richieste, facendolo sentire speciale, Carlo percepiva di essere degno di attenzione e affetto.

Carlo  pretendeva tantissimo anche dalla moglie, ma sembrava destinato a non sentirsi mai amato abbastanza.

Un giorno sua moglie aveva organizzato per lui una festa di compleanno a sorpresa, curando tutto nei minimi particolari. Ciononostante, quando, durante la festa aveva aperto  il regalo che lei gli aveva fatto, Carlo aveva provato un’enorme delusione: “Quello che le avevo fatto io era molto più costoso”.

Carlo da bambino era stato quasi completamente trascurato dalla madre che aveva diciotto anni al momento della sua nascita. Il padre di Carlo aveva già una famiglia e non era disposto a riconoscere quel bambino nato al di fuori del matrimonio.

Sua madre aveva a lungo sperato che l’uomo sarebbe cambiato e avrebbe fatto la scelta “giusta”, quella di stare con lei. Ma questo non accadde. Carlo a questo proposito disse: “Quando mia madre si accorse che mio padre non sarebbe tornato da lei, perse ogni interesse per me. Non le servivo più per tenersi mio padre. Non avrei dovuto mai nascere.”

vampiro

Un dolore antico, profondo e inconsapevole spesso dietro i comportamenti di attacco o fuga dei narcisisti.

C’è spesso quindi un’antica fame dietro alla loro eterna insoddisfazione. E dare loro tutto il cibo che chiedono non è la soluzione. E’ come voler far nascere un giardino in un deserto affettivo. Un’impresa ardita che difficilmente può trovare un compimento.  

Una sofferenza che nessuna partner quindi dovrebbe mettersi in testa di curare. E’ come se una donna offrisse ad un vampiro tutto il suo sangue, nella speranza che un giorno diventi il principe azzurro dei suoi sogni. Ma questi propositi possono solo lasciarla esanime, mentre lui continuerà nell’antico gioco di vampirizzare l’altro per non sentire il dolore che rimane là, in quel buco in mezzo al petto.

Barbara Cicconi, Blog Mind.

Non vuoi perdere i nuovi articoli? Iscriviti alla Newsletter di Blog mind !

Tags

No responses yet

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scopri di più nel mio blog
Scopri di più nel mio blog
NEWSLETTER
Iscriviti per essere sempre informato sui nuovi articoli del blog !

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi